Separare banche commerciali e banche di investimento
Separare banche commerciali e banche di investimento per assicurare l’accesso al credito da parte delle micro, piccole e medie imprese.
Le banche non sono imprese qualsiasi. Svolgono un’attività determinante per lo sviluppo del sistema economico e produttivo che gode di protezione costituzionale.
Fino al 1993 in Italia e fino al 1999 negli Stati Uniti vigeva il principio, introdotto dopo la grande crisi del 1929, di separazione tra le banche commerciali, che raccolgono il risparmio presso il pubblico ed erogano prestiti alle famiglie ed alle imprese, e le banche di investimento che, invece, operano sui mercati finanziari nella compravendita di strumenti ed altri prodotti finanziari, assistono le grandi società nelle operazioni finanziarie, e prestano i servizi di investimento nei confronti del pubblico.
Alla base di tale divieto v’era la convinzione che unire queste due funzioni potesse incrementare esponenzialmente le situazioni di conflitto di interessi e distogliere la banca commerciale dalle proprie funzioni istituzionali per dirottarne le attenzioni sulle operazioni speculative che possono risultare vincenti solo nel breve periodo lasciando danni quasi irreparabili.
Negli anni ’90 del secolo scorso il modello della separazione tra banche commerciali e di investimento è caduto all’insegna del dogma della banca universale. I fautori di questo modello hanno sempre ritenuto che solo banche che svolgessero tutte le funzioni potessero avere la capacità di competere sui mercati internazionali del nuovo mondo globalizzato.
La crisi finanziaria che si è sviluppata dal 2008 ci ha mostrato i difetti e le falle di questo sistema. La banca universale spesso ha portato i gestori di immensi patrimoni finanziari di milioni di risparmiatori a giocare nel casinò mondiale delle borse per mere finalità speculative.
Bisogna sostenere a livello nazionale ed europeo le campagne di contrasto al modello della banca universale.